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Il Formatore: Lezioni per i Formatori della Sicurezza a cura di Renzo Rivaltaultimo aggiornamento della lezione: 28/04/2014Lezione 2
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La disciplina che studia il modo di apprendere di un adulto è detta andragogia che deriva dal greco anèr-andròs (uomo) combinato con la radice ágein (condurre), la medesima di "pedagogia" che deriva dal greco da pais-paidòs (bambino). In particolare l'andragogia studia sia le modalità di apprendimento degli adulti che i comportamenti che devono essere posti in atto al fine di ottenere quell'apprendimento.
L'adulto ha bisogno di conoscere l’utilità di ciò che sta facendo, deve essere consapevole delle finalità dei percorsi formativi che gli vengono proposti quindi è necessario individuare, all’inizio di ogni percorso formativo, gli obiettivi della formazione e l’utilità di ciò che si andrà a spiegare.
Mentre il bambino ha una disponibilità quasi illimitata ad apprendere l’adulto ha sviluppato una disponibilità più mirata: apprende quando coglie l’applicabilità degli apprendimenti alle situazioni reali. Il suo orientamento ad apprendere è rivolto a ciò di cui sente il bisogno per realizzare il proprio ruolo sociale. Pertanto l'adulto sarà disponibile ad apprendere quanto viene insegnato se ha la convinzione che miglira le competenze e può essere applicabile in modo efficace alla vita quotidiana. Ecco perchè un processo formativo non deve essere centrato sulle materie ma sulla vita reale. Gli adulti infatti apprendono nuove conoscenze, capacità di comprensione, abilità e atteggiamenti molto più efficacemente quando sono presentati in questo contesto. Questo punto ha un'importanza cruciale nelle modalità di esposizione dell'insegnante, degli obiettivi e nei contenuti definiti e nella progettazione più generale dell'intervento formativo.
Mentre il bambino ha poca esperienza e le nuove conoscenze non devono confrontarsi con essa, l’adulto, che ha maturato esperienza precedente la utilizza come base sempre più ampia cui rapportare i nuovi apprendimenti
la maggiore esperienza degli adulti assicura maggiore motivazione e interesse e tuttavia questo può essere anche un punto di deolezza in quanto la maggiore esperienza può determinare una rigidezza mentale e una scarsa predisposizione ad acquisire ciò che non può essere raffrontato con l'eperienza pregressa direttamente vissuta.
Per i bambini lo stile di apprendimento differisce di poco mentre per gli adulti l’esperienza modifica lo stile di apprendimento e lo stile cognitivo. Gli stili d'apprendimento si differenziano anche molto fra loro. Mentre pil bambino necessita di mantenere al centro il "concetto" per cui si insegnano le formule, le nozioni, gli adulti, in funzione della propria esperienza e formazione pregressa possono prediligere come punto di partenza uno dei seguenti:
Cosa accadeva agli antichi? In genere partivano da una concreta esperienza (ad esempio la mela di Newton) dalla quale fare derivare, attraverso una osservazione riflessiva i più generali concetti che venivano successivamente sottoposti ad una sperimentazione attiva.
Non vi è una regola che determina in un adulto la preferenza verso uno dei quattro elementi (esperienza concreta, osservazione riflessiva concettualizzazione astratta, sperimentazione attiva) ma certamente sarebbe importante che la classe fosse composta da persone che prediligono il medesimo approccio. Sebbene non si possa generalizzare si osserva che, in genere, l'esperienza concreta viene prediletta da adulti che svolgono attività di tipo manuale con un minore grado di scolarizzazione, mentre la concettualizzazione astratta è preferita da adulti fortemente scolarizzati in particolare in discipline scientifiche.
Una delle fondamentali qualità del formatore sarà quella di percepire lo stile di apprendimento dei singoli partecipanti così da poter meglio affrontare la docenza secondo uno stile più consono.
Il bambino, nell’intraprendere un processo di apprendimento accetta la dipendenza dagli altri. Nell’adulto il concetto di sé è essenzialmente vissuto come dimensione autonoma Quando un adulto si trova in una situazione in cui non gli è concesso di autogovernarsi sperimenta una tensione tra quella situazione ed il “concetto di sé”: la sua reazione tende a divenire di resistenza. Man mano che una persona matura e diventa adulta, il concetto di sé passa da un senso di totale dipendenza ad un senso di crescente indipendenza ed autonomia. L'adulto deve sentire che il proprio concetto di sé viene rispettato dall'educatore e quindi deve essere collocato in una situazione di autonomia (contrapposto a una situazione di dipendenza ).
Le motivazioni dell'adulto sono raggruppabili in due grandi classi:
- motivazioni estrinseche: avere premi, non avere punizioni
- motivazioni intrinseche: il piacere di ragionare, l’interesse per i temi trattati, la soluzione dei problemi, l’autostima
Le prime fanno avvicinare l'adulto, ma non sono sufficienti, mentre le seconde innescano il vero processo di apprendimento
Nel caso degli adulti le motivazioni interne sono in genere più forti delle pressioni esterne. Tough (1979) afferma che gli adulti hanno le motivazioni per crescere, ma che queste motivazioni talvolta sono bloccate da un concetto negativo di sé come studente, dalla mancanza di opportunitàm di risorse, di tempo e programmi. Fondamentale sarà la promozione dell'autodeterminazione, soddisfacendo i bisogni psicologici innati di competenza, autonomia e relazione. La competenza consiste nel sentirsi capaci di agire sull'ambiente sperimentando sensazioni di controllo personale. L'autonomia si riferisce alla possibilità di decidere personalmente cosa fare e come. Il bisogno di relazione riguarda la necessità di mantenere e costituire legami in ambito sociale.
Nella prossima lezione parleremo brevemente di come si organizza e si tiene un corso di formazione per i lavoratori di una azienda.